Sinner – Un bel balzo nei guadagni

Dal sito ufficiale della ATP (Association of Tennis Professionals) ricaviamo un dato veramente interessante: nel 2019 il tennista dell’alta Pusteria ha guadagnato poco più di 20.000 euro, nel 2023 oltre 50 milioni di dollari.

Il talento del tennis italiano è arrivato al quarto posto della classifica ATP con i suoi 6490 punti (dietro a Djokovic con 11.245, Alcaraz 8855, Medvedev 7.600), spinto dalle vittorie di trofei ed i passaggi di turno. Addirittura nel 2023 ha vinto più trofei che in tutta la carriera: quattro dei dieci trofei totali.

Nel solo 2023 il campione di San Candido (BZ) ha guadagnato  oltre 7,5  milioni di euro (8,3 milioni dollari) di montepremi. A cui si aggiungono quelli della Coppa Davis (3,6 milioni di euro divisi fra Sinner, Arnaldi, Sonego, Musetti e Bolelli) arrivando, così, ad una vincita complessiva per il 2023 di 8,3 milioni di euro:  13,64 milioni di euro (14.936.562 dollari) in totale per la sua carriera fino a fine 2023.

Come tutti i “Campioni dello Sport” nell’era della comunicazione, però, la parte più consistente dei guadagni deriva dagli sponsor: la Nike in primo luogo. Il brand USA ha puntato molto sul nostro tennista fin dallo scorso anno, rinnovando la fiducia a Sinner con un accordo da 150 milioni di euro in dieci anni (15 milioni all’anno).

Ma non solo; Rolex, Head, Lavazza, Fastweb (di cui è testimonial), Parmigiano Reggiano, Alfa Romeo, Technogym, Pigna, Panini e Intesa Sanpaolo garantiranno al tennista ventiduenne sponsorizzazioni che solo nel 2023 arriveranno a circa 20 milioni di euro.

Ecco che sommando gli 8,3 milioni di vincite e partecipazioni varie ai tornei il   montepremi 2023 arriverà a oltre 28 milioni di euro. Quindi, senza tener conto del compenso spot ricevuto da Gucci come brand ambassador (vd il borsone sfoggiato a Wimbledon) non si va molto lontano se in questo momento il patrimonio disponibile di Sinner a questo punto della sua giovane carriera viene contabilizzato ad oltre 50 milioni di euro.

Ma è tutto oro quello che oggi luccica?

I dati ufficiali sono spaventosi:

  • Un tennista della Top10 spende almeno 300mila euro all’anno, la media pubblicata dalla ATP è circa 140mila euro a stagione;
  • La spesa per la formazione di un “giovane talento” dai 5 ai 18 anni può in alcuni paesi (vd Inghilterra) arrivare a poco meno di 300mila euro.

Nel 2010 la federazione statunitense (USTA) ha calcolato che un tennista professionista deve sostenere spese per circa 140.000 dollari all’anno, aggiungendo che solo i primi 164 giocatori del mondo guadagnano abbastanza da sostenere questo esborso. Due giocatori che hanno abitato stabilmente la top 100, quel Benjamin Becker citato prima e l’ucraino Stakhovsky, hanno parlato rispettivamente di 130.000 euro a stagione (in linea con la stima di USTA) e di 170.000€.

Due esempi concreti: Benjamin Becker, il tennista tedesco che ha messo fine alle carriere di Moya e Agassi, ha smesso di fare il tennista professionista nel 2017 dopo circa 13 anni di attività. Ha raggiunto la 35esima posizione del ranking mondiale (questo significa che in un dato momento della sua carriera, c’erano appena 34 giocatori in tutto il mondo verosimilmente più forti di lui), ha vinto 153 partite e un titolo. In totale ha guadagnato 4.399.584 dollari. Eppure, poco dopo il ritiro, ha dichiarato di non essere riuscito a mettere da parte i soldi necessari a godersi la pensione senza patemi.

Sara Errani, una delle tenniste italiane più vincenti della storia recente, nel 2010 – doveva ancora raggiungere i suoi maggiori successi, ma aveva già guadagnato oltre un milione di dollari – dichiarava di non essere affatto sicura di aver pareggiato le uscite che si erano rese necessarie per diventare una tennista professionista. Dopo otto anni di carriera professionistica, tre e mezzo dei quali trascorsi occupando stabilmente la top 100.

Gli ultimi dati a disposizione risalgono al 2018. La statistica ci dice che appena 634 tennisti di sesso maschile hanno guadagnato, nel corso dell’intera carriera, più di un milione di dollari. Di questi, soltanto 167 si sono spinti oltre i cinque milioni di dollari.

Per quello che può valere se facciamo un paragone con il mondo del calcio quanto a volume d’affari complessivo e seguito mediatico (media, sponsor tecnici, brand sponsor, etc) nei cinque maggiori campionati europei di calcio – Bundesliga, Serie A, Premier League, Liga e Ligue 1 – esistono attualmente 939 giocatori che guadagnano almeno un milione di euro all’anno (fonte Betway). Ribadiamo: da una parte i 634 tennisti che in tutta la storia del tennis hanno superato il milione di guadagni, dall’altra i 939 calciatori che al momento lo superano su base stagionale. Una sproporzione gigantesca.

Gli ex tennisti attualmente più ricchi al mondo sono: Ion Tiriac – 2,08 miliardi di dollari (1939: la maggior parte della sua ricchezza arriva in realtà dalla Banca Tiriac, banca privata che gli ha permesso di entrare nella lista dei miliardari di Forbes; Roger Federer – 557 milioni (1981: molta parte del patrimonio deriva da contratti di sponsorizzazione con Rolex, Uniqlo, Mercedes-Benz, Svizzera Turismo); Serena Williams – 283 milioni (ritenuta una delle più grandi sportive di tutti i tempi, è l’atleta donna più pagata di tutti i tempi con 858 vittorie e 156 sconfitte, di 367-56 negli Slam, 108-15 allo US Open. Ha vinto quattro ori olimpici e guadagnato un montepremi totale nei tornei di oltre 94 milioni di dollari ed ingenti compensi percepiti da brand come Nike, Ford, Subway, Gatorade e Gucci).

La statistica è impietosa, solo pochissimi tennisti possono dire di aver “guadagnato” con il tennis, soprattutto giocato. La maggior parte degli introiti deriva dalla loro “visibilità” e dalla “spendibilità” della loro immagine, ma solo all’apice della loro carriera. Il resto della loro esistenza, come per tutti gli sportivi professionisti, è riservato ad una gestione oculata del patrimonio umano e finanziario, che non può essere scisso ed affidato a dilettanti della consulenza.

L’oro per continuare a luccicare oltre la carriera ha bisogno di professionisti capaci di prendersi cura prima della persona e poi del suo patrimonio. . .  Solo così si potrà entrare nella “storia” narrata sopra.   

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